L’Enterpise 2.0 al tempo della crisi: la concretezza di chi osa

Sono stato questa mattina al convegno sull’Enterprise 2.0 nel tempo della crisi.

Ecco in una breve relazione di quanto sono riuscito ad appuntarmi.
Mi scuso per eventuali inesattezze o errori che posso aver commesso prendendo appunti. Tutto il materiale dovrebbe essere a breve disponibile sul sito dell’Osservatorio.

10.42: con pochi minuti di ritardo si apre il convegno: L’Enterprise 2.0 al tempo della crisi: la concretezza di chi osa.
Introduce e presiede l’inossidabile Prof. Umberto Bertelè, Presidente School of Management Politecnico di Milano. Il Prof. Bertelè introduce brevemente la giornata raccontando che l’Osservatorio sull’Enterprise 2.0 è al secondo anno e segue idealmente l’Osservatorio su Internet partito nel 2001.Lo scopo dell’Osservatorio è prestare attenzione ai fenomeni emergenti e controllare l’effetto che questi hanno sulle organizzazioni aziendali.
Al contrario di altri fenomeni non è sufficiente vedere cosa succede all’estero perché questi mutamenti avvengono parallelamente e gradualmente in tutte le aziende in modo sostanzialmente indipendente dai paesi.Scopo dell’Osservatorio è dunque vedere con il Web 2.0 penetra nella vita quotidiana e come questo fenomeno possa essere incorporato o meno nelle imprese.

Il Prof. Bertelè passa dunque la parola ai responsabili scientifici dell’Osservatorio Enterprise 2.0: Prof. Mariano Corso e Prof. Stefano Mainetti.

Dopo qualche doveroso problema con il microfono e con le slide il Prof. Corso dà il benvenuto a circa un anno di distanza dal primo appuntamento ricordandone il successo. Ai tempi il Web 2.0 era stato definito come una rivoluzione destinata a cambiare il mondo e i sistemi organizzativi oltre che tecnologici. Da allora sono ulteriormente fioriti fenomeni quali i blog, wiki, il social networking e le altre piattaforme 2.0 ma il contesto è radicalmente cambiato con una crisi talmente drammatica che può valer la pena cercare di capire se le aziende parlano ancora di Web 2.0 o si sono concentrate sulla mera sopravvivenza.

Lo scopo delle ricerca è stato:

  • Verificare se in una situazione di crisi ci sono state comunque iniziative 2.0 di valore.
  • Analizzare eventuali casi significativi emersi
  • Trarre una serie di indicazioni da seguire

L’indagine è stata fatta tramite una serie di survey condotti su:

  • 102 Chief Information Officier
  • 114 Direttori risorse umane
  • 95 Direttori marketing
  • 162 utenti professionisti.

Dallo studio sono emerse 52 iniziative da studiare.Riporto in breve quelli che ritengo i più interessanti dei dei riultati emersi.

Effetto sul budget: quest’anno c’è stato una sofferenza del budget destinato all’IT. Mentre negli ultimi 3 anni solo il 7% lo ha ridotto, nei prossimi 3 ben il 19% pensa di ridurlo a fronte di un 31% che lo ha aumentato negli anni passati che si è contratto a un 11% per quello che riguarda gli investimenti futuri. In questo scenario emergono quattro ambiti in contro tendenza (aumento di budget previsto):

A) ECM (Enterprise content management): sistemi per la gestione razionalizzata dei documenti. In questo caso è previsto un aumento del budget del 33%.

B) UC&C (Unified Communication & Collaboration): vale a dire strumenti di supporto alla gestione della comunicazione interna ed esterna all’impresa quali: telefonia fissa e mobile, web, TV, VOIP, Video conferenze, Instant Messaging. Gli aumenti  previsti  sono dell’ordine del 22%.

C) AEA (Adaptive Enterprise Architecture): supporto alla flessibilità e riconfigurabilità dei processi coerentemente alla strategia organizzativa (SOA, Mash-up, SaaS –Software ad a Service). Aumenti 13%.

D) SN&C (Social Networking & Communitiy): implementazione di strumenti di supporto alla gestione e creazione di relazioni tra le persone che favoriscono lo scambio di idee e il coinvolgimento in reti di conoscenza allargate al di fuori dei confini aziendali (blog, forum, wiki, profilazione utenti): incrementi del 6%.

Questi quattro ambiti sono quelli che, dato il quadro congiunturale particolarmente critico, sembrano offrire risposte ad una esigenza strutturale e a un bisogno immediato di avere strumenti efficaci.

Trai i vari tipi di manager i direttori delle risorse umane sembrano essere quelli che più di tutti ne parlano ma poi di fatto non danno alcun seguito. Più interessante la posizione dei marketing manager più disposti ai cambiamenti anche se spesso con un approccio di tipo più hobbistico piuttosto che strategico. Disastrosa invece sembra essere la situazione dei CIO che appaiono, in gran parte, male informati, scettici e pochi inclini ai cambiamenti.

Dalla ricerca emerge comunque che il Web 2.0 può essere visto come un cavallo di Troia per i cambiamenti che possono partire da piccole iniziative, poco costose e spesso condotte anche in modo hobbistico, e che piano piano, mostrando risultati pratici e immediati, riescono a scardinare le resistenze aziendali.

Come sottolineato anche da Emanuel Rahm (Capo Gabinetto della Casa Bianca): “… una grave crisi [come quella economica attuale] non va sprecata. Problemi che erano stati posticipati per molto tempo, cambiamenti che erano visti come possibili solo nel lungo periodo diventano oggi imperativi da affrontare immediatamente. Questa crisi ci dà ‘opportunità di fare cose che prima non avremmo mai potuto fare…”.

Prosegue dunque il Prof. Mainetti entrando nel dettaglio e mostrando gli interessanti risultati della ricerca.

All’intervento del Prof. Mainetti seguono gli interventi degli ospiti. Riporto per ognuno quello che più mi ha colpito.

Roberto Battaglia (Responsabile Formazione Intesa San Paolo):  le cose che funzionano meglio sembrano essere quelle piccole innovazioni messe in piedi con un approccio hobbistico ma con un occhio alla strategia. Queste spesso permettono di conseguire risultati a breve termine e, proprio come il cavallo di Troia, permettono di rompere con lo schema tradizionale. Purtroppo è molto facile farsi venire buone idee per migliorare ma quello che è difficile è metterle in pratica dato la forte resistenza culturale che permea le aziende.

Nunzio Calì (IT Director Fiat):  in Fiat, grazie all’Ad Marchionne è stato attuato un notevole processo di trasformazione che ha come centro le persone interne e esterne all’azienda in una spirito 2.0. Gli esempi non mancano: dall’Alfa Mito  alla Nuova 500  di cui molte delle caratteristiche sono state suggerite dai consumatori stessi. Attualmente anche i singoli stabilimenti produttivi vengono gestiti in un’ottica 2.0 dove viene perseguita l’eccellenza grazie al contributo di tutti con un modello che riprende quello Kaizen. E ancora anche il Customer Satisfaction Index, un tempo basato unicamente su focus group commissionati a società esterne, è stato integrato con un attento controllo della blogosfera.
I Manager devono saper stimolare la partecipazione del basso, cogliere i suggerimenti e dunque applicare le indicazioni del singolo. In questa fase è stato di grande aiuto anche l’apporto del professor Hajime Yamashina che ha permesso di ripensare il modo di lavorare.

Pepe Moder (Head of Digital Barilla): da poco arrivato in Barilla ha avuto il compito di tradurre in pratica gli strumenti propri del Web 2.0. Moder parte dall’osservazione che l’azienda è una organizzazione sociale che ha bisogno di regole e quindi l’introduzione di strumenti Web 2.0 deve essere fatta con attenzione. È sbagliato lasciare che siano le nuove generazione a introdurre in azienda l’abitudine all’utilizzo di questi nuovi strumenti perché altrimenti si darebbe luogo a due fenomeni: il primo è che le persone si abituerebbero a utilizzarli senza nessuna regola e, nel momento in cui l’azienda arrivasse ad appoggiarli in un preciso contesto, le persone abituate a utilizzarle si sentirebbero intrappolati nel nuovo sistema di regole. Il secondo motivo che basarsi solo sui giovani farebbe si che dopo qualche anno, mano a mano che i così detti innovatori maturano e arrivano ad avere sempre più responsabilità, le energie per trovare strumenti innovativi andrebbero scemando e l’azienda si troverebbe ad utilizzare solo strumenti orami superati. Per questi motivi è importante che sia l’azienda stessa prodigarsi per introdurre strumenti in un ottica 2.0 inquadrandoli nelle strategie e aziendali e definendone le regole di utilizzo.

Morder prosegue parlando dell’iniziativa “Il mulino che vorrei” on line dall’inizio di marzo 2009.  Il sito è nato con lo scopo di rendere partecipi gli utenti alla marca. In questo luogo i consumatori possono proporre nuove idee suddivise per aree (Prodotti, Promozioni,Confezioni, Impegno sociale e Ambiente e Altro).
Tali idee vengono esaminate da Barilla che se le trova originali le pubblica permettendo al pubblico di votarle e nel caso di successo di realizzarle. Ovviamente Barilla si riserva il diritto di verificare che tali idee siano valide dal punto di vista della realizzabilità e della commerciabilità.
In poco più di venti giorni sono stati raccolte oltre 1600 idee di cui la metà sono già state pubblicate e sono disponibili per essere votate.
L’ottica è pienamente 2.0 con alcune particolarità:

non ci sono premi, non è infatti un concorso, ma si offre la possibilità di partecipare.

È un sito che si integra con la marca ma non è un sito né istituzionale né di prodotto (non si parla ne dei prodotti reali né della Barilla).

  • Non è un social network ma è un posto per entrare in contatto con l’azienda ed esprimere le proprie idee.
  • Non è un forum ma richiede un dialogo strutturato.
  • È un laboratorio di idee strutturato non una sorgente di suggerimenti.
  • Non è un posto per condurre ricerche di mercato ma uno strumento per generare opportunità e raccogliere domande da porsi a livello aziendale.

Il Prof. Bertelè stimola il confronto chiedendo se il campione non sia un po’ troppo limitato (solo coloro che navigano).  Moder risponde che in parte lo è anche se meno di quanto pensassero (al sito si sono iscritti molte persone che non sono giovani). Inoltre l’iniziativa serve anche per svecchiare l’idea di questo marchio che oramai è presente sul mercato da più di vent’anni.
In ultimo le idee vengono, come descritto con precisione sul sito, valutate dall’Amministratore Delegato, dal  Direttore Generale e dal Direttore Marketing che le scelgono e nel caso danno atto al consueto processo valutativo.

Purtroppo a questo punto un impegno precedente mi ha costretto ad abbandonare il convegno …

Qualcuno ha da raccontare qualche cosa di interessante accaduto nella seconda parte?

3 pensieri su “L’Enterpise 2.0 al tempo della crisi: la concretezza di chi osa

  1. Monia

    Purtroppo non ho commenti al convegno in quanto non ero presente ma non mi stupisco che una delle case history presentate fosse proprio il sito “ilmulinochevorrei”, credo che sia ad oggi uno dei siti migliori in rete sia dal punto di vista dell’immagine sia dell’usabilità! Quando l’ho visto per la prima volta sono rimasta in adorazione della home page almeno 25 minuti… Ciao!

  2. Beppone

    Ciao, ho visto solo ora il post proveniendo dal blog di Max. Ottima ed esauriente disanima. Grazie per il lavoro che hai condiviso.
    Ciao
    Beppe

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